OMELIA DEL GIORNO DI PASQUA 2004

11-04-2004
PASQUA: IL PRIMATO DELL’AMORE

 

Ancora una volta siamo dinanzi alla Pasqua.

Non lo dico con il tono stanco e ripetitivo di chi illustra un paesaggio già visto o molte volte percorso; lo dico con la sorpresa e lo stupore di chi vede rinnovarsi la freschezza di un dono, la bellezza di un evento che fa rinascere la vita.

Dentro il tracciato, spesso piatto, delle nostre vicende quotidiane, familiari e personali, sull’orizzonte di un percorso storico, del nostro paese e del mondo, segnato da ritornanti opacità e da tragedie che lasciano allibiti e sgomenti, ancora una volta siamo dinanzi alla Pasqua.

Non si tratta di entrare in una parentesi felice, che per un momento ci difenda dalla pesantezza del quotidiano o dalla durezza della storia. Si tratta invece di far entrare la Pasqua nel quotidiano, in modo che lo arricchisca di forza, di motivazione, di valore, vi accenda dentro una luce tenace e serena che ci permetta di continuare la traversata del tempo, non come degli smarriti o dei naufraghi, e neppure come degli effimeri o galleggianti, ma quali veramente siamo e siamo chiamati ad essere: figli e fratelli.

Allora cosa significa Pasqua oggi per noi, dentro quella vita che abbiamo, in questa storia in cui siamo? Significa, credo, riconsegnare la vita al primato dell’Amore!

Potrebbe sembrare generico, apparire astratto, invece è estremamente significativo e “mordente” sulla nostra vita.

Riconsegnare al vita al primato dell’Amore significa anzitutto accorgerci di essere amati: in principio è l’Amore! L’amore tenace, forte e tenero, di Dio per ciascuno. Noi nasciamo da lì. La nostra vicenda umana non meno che l’intero percorso cristiano muovono dall’atto sorgivo dell’amore di Dio per noi. Nel Cristo Risorto incontriamo la verità prima – l’Amore – che troppe volte rimane sommersa sotto le vicissitudini della vita o le disattenzioni del nostro cuore svagato.

Riconsegnare la vita al primato dell’Amore significa decifrarla, accoglierla, viverla come un dono dell’amore di Dio per noi. Significa decodificarla con il codice della Croce e della Resurrezione anche nei suoi momenti enigmatici e dolorosi. Significa intendere che, nella logica della fede, parla il linguaggio dell’amore anche il dolore.

Riconsegnare la vita al primato dell’Amore vuol dire, derivatamente, ritessere i legami della fraternità e dell’unità tra di noi: è la rigenerazione della vita familiare, dei rapporti sociali, delle relazioni professionali, delle comunità ecclesiali. Ma questo non avviene senza disponibilità al perdono. Non c’è strada dell’amore nell’esperienza cristiana, che non intenda il gesto del perdono come ordinario e necessario.

È l’incontro con il Risorto, nostro Riconciliatore e nostra Misericordia, che ci dona un cuore nuovo, capace di rigenerare nel perdono i rapporti personali, familiari, ecclesiali e sociali.

Riconsegnare la vita al primato dell’Amore diventa perciò riconsegnarci gli uni agli altri nel gesto inerme della semplicità e della fraternità, sintomo della vita nuova che il Risorto accende nel cammino della Chiesa e del mondo.

E mi sembra bello, nella luce della Pasqua, ripensare al nostro cammino di Chiesa, con i suoi tracciati ed i suoi obiettivi, come una strada che ci riconsegna al primato dell’Amore.

Fin quando, dalla Lettera Pastorale dell’anno 2000 “Il Seminatore uscì a seminare”, ho chiesto alla mia Chiesa Volterrana di ripensarsi in chiave di presenza missionaria e di evangelizzazione in questa nostra terra, altro non ho inteso fare né raggiungere se non questo riconsegnarci al primato dell’Amore.

Questo è il senso del ripartire, tutti e tutto, dalla centralità della Parola di Dio, anche attraverso i gruppi di ascolto del Vangelo. Mi sembra che in questo il Signore ci stia benedicendo ed accompagnando. Attorno alla Parola la Comunità Cristiana si ricompagina, rinvigorisce le motivazioni del credere e dell’amare, intensifica il vincolo della Comunione  e lo slancio della Missione.

Ma nella stessa linea va lo sforzo di ripensare in chiave Catecumenale l’impegno catechetico nelle nostre Parrocchie, in modo da approdare ad un’autentica esperienza di vita cristiana da parte dei ragazzi, superando il semplice livello informativo e nozionistico.

Anche la scelta del Laicato come punto-forza del nostro servizio missionario per la nuova evangelizzazione sta sotto il segno del riconsegnarci al primato dell’Amore, riconoscendo le caratteristiche e le attese di questo nostro tempo e la risorsa di credibilità e di efficacia che il Signore ci dona attraverso la vita e la disponibilità dei nostri Laici.

Questo primato dell’Amore noi incontriamo nell’Eucaristia, centro, fonte e meta di tutto il nostro vivere e di ogni nostro agire: la memoria viva del Signore morto e risorto ci lega nel vincolo dell’agape e ci “effonde” nel servizio di evangelizzazione e di testimonianza. Il Suo pane spezzato, la Sua vita donata chiamano le nostre Parrocchie ed ogni credente a diventare quotidianamente dono e servizio dentro la vita familiare, ecclesiale, culturale e sociale. Riconsegnati alla gratuità ed al primato dell’Amore diventiamo noi stessi segni, poveri ma veri, dell’Amore chi ci ha generato, pane dato per la vita del mondo.

Anche la Visita Pastorale che inizierò quest’anno nella Diocesi desidero e voglio, con tutte le mie forze, che sia un dono di incontro, di serenità, di reciproco incoraggiamento, di comune lode al Signore per il dono di questa Chiesa di Volterra e per la strada che ogni giorno Le apre dinanzi: insieme Via Crucis e Via Lucis.

Che il Signore Risorto ci accompagni lungo la strada, silenziosamente ed efficacemente, come lui sa fare e non si stanchi di raccontarci il Padre fino a farci ardere il cuore nel petto: cuore di fratelli e di figli riconsegnati al primato dell’Amore.

 

+ Mansueto Bianchi, vescovo