2021.04.01 MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE Basilica Cattedrale
«Nella notte in cui veniva tradito»
Es 12,1-8.11-14: Prescrizioni per la cena pasquale.
Sal 115: Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
1Co 11,23-26: Ogni volta che mangiate di questo pane voi annunziate…
Gv 13,1-15: Li amò sino alla fine.
1. Abbiamo ascoltato nella seconda lettura il testo più antico che ci parla della Cena del Signore. San Paolo scrivendo ai Corinzi circa l’anno 55, vent’anni dopo gli avvenimenti raccontati, ripete quello che anche lui aveva ricevuto dal Signore. Si tratta quindi di un testo risalente alla fase iniziale della predicazione apostolica, precedente di molto la stesura dei Vangeli: «Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò» (1Cor 11,23-24).
2. Una cosa molto strana è la determinazione del tempo: «nella notte in cui veniva tradito». San Paolo poteva benissimo dire: nella notte della Pasqua, oppure: mentre cenava con i Dodici, oppure la vigilia della passione, oppure durante l’Ultima Cena. Invece dà una specificazione molto particolare: nella notte in cui veniva tradito. Il tradimento diventa la determinazione temporale di un avvenimento così grande.
3. Giuda, il traditore, che San Paolo non nomina, aveva un posto di prestigio nel gruppo dei Dodici: teneva la cassa, faceva elemosine, era in contatto con l’autorità del tempio. Per quanto riusciamo a ricostruire della disposizione degli invitati alla cena, alla sinistra di Gesù sedeva Giuda, mentre alla destra stava Giovanni e vicino a lui Simon Pietro. Gesù può offrire un boccone di pane a Giuda perché gli era vicino: «Gesù intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui» (Gv 13,26-27). La scena è rappresentata molto bene nella decorazione del nostro pulpito, che abbiamo qui di fronte. Giuda arriva al tradimento forse perché, essendo importante nel gruppo, ha pensato bene di prendere l’iniziativa e di forzare la mano a Gesù perché si decidesse a instaurare il Regno di Dio, o forse perché era accecato dalla vista del denaro. Comunque dai racconti dei vangeli emerge che il suo gesto non è stata la debolezza di un momento, ma il seguito di un atteggiamento abituale della sua vita, perché non è l’occasione che fa l’uomo ladro, ma l’occasione rivela che l’uomo è ladro.
4. Il gesto di un amore supremo, come quello di Gesù che dona la sua vita per amore e gratuitamente, è segnato da un tradimento, e tradimento da parte di un amico, di uno dei Dodici. Nessuna cosa è tanto sublime da essere esente dalla miseria umana. Eppure il vivere civile si basa sui rapporti di amicizia, tra parenti, tra coetanei, tra membri di una associazione, tra cristiani che si riconoscono fratelli perché figli di uno stesso Padre. Non c’è deserto peggiore che una vita senza amici: l’amicizia moltiplica i beni e ripartisce i mali.
5. Gesù stesso tratta i suoi discepoli come amici e dice: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,13.14.15).
6. Con l’amico si condivide il pane, perché è diventato ‘compagno’, con lui ci si intrattiene senza la fretta, ci si scambiano i consigli, con lui si parla per uscire insieme dalle difficoltà. Si sta in sua compagnia senza la presunzione di fare da maestri, senza proporsi come modelli di santità e senza vincolare a sé l’altro, ma pronti a condividere la sofferenza e la fatica, cercando insieme la volontà di Dio e il senso dell’esistenza. L’amico è un germe di speranza per il futuro, e un amico sincero è il sostegno per non fuggire di fronte alle prove, per non abbandonarsi alla rassegnazione o cadere nella disperazione.
7. Eppure l’amicizia offerta da Gesù è stata ripagata con un tradimento. Quando è arrestato Gesù dice: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?» (Lc 22,48). La riflessione che vi lascio questa sera pertanto è un invito a guardare verso Gesù come a colui che ha voluto essere l’amico dell’umanità non solo con la predicazione, ma facendosi carico delle umane miserie finché era con i Dodici, e continuando la sua presenza in mezzo agli uomini nella Eucaristia dopo la risurrezione. La celebrazione del Giovedì Santo è il memoriale della sua presenza. Se ci dimentichiamo di questo, se ci allontaniamo dal tabernacolo, faremo dei bei discorsi e daremo anche qualche aiuto ai poveri, ma tradiremo il messaggio d’amore di Gesù e ci metteremo sullo stesso piano di Giuda.